Quando i soldati di Napoleone si immergono per rinfrescarsi nelle acque verdi e immobili del Nilo, la terra intorno alle piramidi è secca e riarsa, friabile e infeconda. Ma i contadini non se ne preoccupano, perché la stella Sothis è già apparsa bassa sull’orizzonte, annuncio certo che, nella regione di Assuan, il fiume sta iniziando a gonfiare, che la piena annuale è prossima. E infatti, puntuale, il padre dei fiumi prende a scorrere d’improvviso più veloce, cresce, straripa; cancella i sentieri, muta in acquitrini i campi sui quali depone il suo limo fecondo: un paesaggio incerto di acque, terre e lagune, da cui emergono le cime frondose delle palme. Dove arrivano le sue brune acque, il suolo comincia a germogliare e torna la vita; rigogliosi nascono i cereali che recano doppia e quadrupla messe, provvedendo "anni grassi", tali da alimentare gli "anni magri". Ogni anno, da millenni, rinasce così l’Egitto: "dono del Nilo", come lo chiamò Erodoto 2500 anni fa.